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Renzi e gli errori che lo hanno portato alla sconfitta

Renzi e gli errori che lo hanno portato alla sconfitta
Autore: Lucio Giordano - Redazione Politica
Data: 05/12/2016

Ci sono tre no che pesano come macigni nella disfatta  di Matteo Renzi al referendum costituzionale. Il primo no è che venti milioni di italiani si sono messi a guardia della Carta amatissima per difenderla, per certificarne la sana e robusta costituzione, per far capire una volta e per sempre, come già capitato nel 2006 a Berlusconi, che la nostra stella polare, la stella polare della democrazia,  non si tocca se non per migliorarla, per farla diventare ancora più condivisa e in difesa del popolo.

E che no, Jp Morgan può anche scrivere mille report per spiegare che la nostra costituzione è troppo democratica e socialista, ma su questo  non si cede di un millimetro. I tanti piccoli Davide  italiani hanno sconfitto dunque i giganti della finanza internazionale, le multinazionali, con i loro mezzi enormi, inesauribili. Loro non si rassegneranno, ritenteranno ma, statene certi, hanno capito che in Italia non si passerà tanto facilmente.

Il secondo no, altrettanto chiaro e forte , è che gli italiani hanno detto basta agli uomini soli al comando. Dopo Mussolini e Berlusconi eravamo convinti di non averli più tra i piedi. E invece è arrivato Renzi, con la sua personalizzazione della politica, con la sua personalizzazione del referendum, con l’azzardo plebiscitario, tutte cose che hanno contribuito alla sua sconfitta.

Adesso, sia ben chiaro: nè l’ex cavaliere, nè l’ex presidente del consiglio, che ha rassegnato in conferenza stampa le proprie dimissioni, possono considerarsi dei dittatori.

Ma questo decisionismo elevato all’ennesima potenza, nella convinzione di non sbagliare mai è diventato inaccettabile. Il distacco tra una narrazione favolistica e la realtà fatta da dieci anni di sofferenze hanno fatto il resto.  Che la cosa sia insomma da monito a Grilli a Salvini o a qualsiasi altro uomo dalla mascella volitiva.

La democrazia, hanno detto gli italiani, è mediazione, condivisione, ascolto:  non scelte imposte con la forza.

Il terzo no, forse il più decisivo,  è quello della sinistra italiana. Questa vittoria  referendaria, che è giusto ricordare è del popolo italiano e non certo di Salvini, Grillo o tantomeno di  Berlusconi è stata possibile proprio grazie all’impegno dei comitati del no di sinistra.

Meglio ancora: degli elettori di sinistra. Si, esattamente quelli che da tre  anni avevano deciso di disertare i seggi elettorali  per protesta contro un Pd che non faceva nemmeno più mezza cosa di sinistra.  Sono tornati per difendere la costituzione e hanno contribuito a decretare la sconfitta di questa riforma pasticciata, inutile e finanche pericolosa. Meglio, molto meglio che sia stata cassata definitivamente.

Tra i tanti gravi errori politici di Renzi, quello di sottovalutare, dileggiare e mettersi contro la sinistra intera è stato sicuramente il più grave. Ecco perchè oltre a dimettersi da presidente del consiglio, Renzi nella direzione del partito di martedì non ha altra scelta che dimettersi da segretario del partito. E stavolta deve farlo, pena una discesa agli inferi, definitiva, del suo astro politico. Detto ancora più chiaramente: le dimissioni da premier non erano richieste.

Renzi del resto  ha perso il referendum , non le elezioni. Ma quelle del partito  sono inevitabili. Perchè è stato finalmente chiaro e lampante  a tutto il popolo della sinistra che l’ex presidente del consiglio è un politico di destra che per mille giorni ha fatto politiche di destra. Legittimo, per carità. E non è stato  nemmeno un pessimo politico di destra. Ma andava bene se Renzi avesse fondato il tanto annunciato partito della Nazione, all’indomani delle primarie perse contro Bersani. Cosi no. Non ti puoi intestare la supremazia dei democratici con la vittoria alle politiche del 2013, che era dell’Italia bene comune.

A differenza di molti ho apprezzato molto il discorso di Renzi a Palazzo Chigi di ieri sera. Non credo che abbia recitato la parte dello sconfitto con lacrimuccia al seguito.

No, Renzi era sinceramente dispiaciuto di aver perso la sua guerra, di non essere stato all’altezza di regalare al Paese una riforma che, seppur detestabile, era la sua riforma, in coabitazione con Giorgio Napolitano. Tattica per tanti. E delle peggiori.  Forse. Ma continuo ad insistere. Come politico Renzi non è un fulmine di guerra: ha commesso errori su errori, ha avuto  un approccio muscolare ed arrogante e, come Berlusconi ha  sempre detto cose, smentendole un secondo dopo.

Eppure come uomo, lo dico senza paura di essere insultato, ci giocherei anche alla play station, ci andrei fuori a mangiare una pizza. Del resto, non lo scopro di certo io, Matteo è un grande oratore, se non fosse un politico sarebbe anche amabile. Il discorso finale, mentre calava il sipario sul suo impero politico è stato impeccabile. Ci riproverà a tornare in auge, sicuro. E la sua mossa  del cavallo di farsi di lato e dire ai vincitori del referendum adesso tocca a voi, potrebbe davvero essere un modo per rifiatare e prendere slancio per la rincorsa della riconquista di Palazzo Chigi, stavolta passando per regolari elezioni.

Difficile ci riesca. Quel che si è capito, alla fine di  questa avvelenata campagna referendaria è che Matteo ha perso smalto, gli italiani non gli credono più e gli avversari politici stanno affilando le armi. Del resto anche quel 40 per cento non è tutto suo. In tanti, in tantissimi, hanno votato Si, pur non avendo mai votato per Renzi, ma entrando semplicemente nel merito della riforma. Legittimo anche questo. Matteo lascia con l’eredità di pessime riforme, su tutte quella del jobs act e della buona scuola (  entrambe da abolire con la nuova legislatura) e di qualche altra, minore, ben fatta: le unioni civili su tutte.

Cosa accadrà da oggi in poi? Gli scenari sono molteplici e ancora nebulosi. Renzi andrà al Quirinale. Mattarella proverà ad affidargli un nuovo incarico ma L’ex sindaco di Firenze quasi sicuramente  rifiuterà.  Matteo non è scemo. Un Renzi bis, ora, rischia infatti  di bruciargli per sempre la carriera politica. Anche se è la scelta più azzardata si andrà probabilmente ad elezioni anticipate. Serve allora  un governo politico che in poche settimane vari una nuova legge elettorale, visto che la consulta finirà per dichiarare incostituzionale anche l’italicum .

E se una volta tanto si agisse con la logica e per il bene dei cittadini, bisognerebbe tornare subito ad un proporzionale con uno sbarramento al 3 al 4 o al 5 per cento. Se lo si capisce, bene. Altrimenti il Paese rischia di andare a votare, forse con il consultellum, forse con l’italicum, forse con il mattarellum. Disastro. I 5 stelle fiutata l’aria hanno già avventatamente chiesto di sciogliere le camere in pochi giorni, dopo alcuni aggiustamenti sul voto al senato. In tutto questo dimenticando che fino a poche ore fa erano del tutto a favore del proporzionale.

E questa richiesta è forse il più grave errore politico dei 5 stelle dalla sua nascita. Senza mezzi termini sono stati incauti, stanotte. Perchè, guardate, che davvero basterebbero poche settimane per varare una nuova legge elettorale, utile ai cittadini e non più solo per la convenienza politica del momento.

Vinceranno loro, vinceranno i 5 stelle? Non penso. Probabilmente ancora non sarebbero all’altezza di governare. Anche se a parte l’incerta esperienza di Roma e la più felice esperienza di Torino, non hanno mai governato e potrebbero anche aver la possibilità di fare un giro di roulette. La Lega nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia, invece, se lo scordassero. Loro hanno governato, in un recente passato. Lo hanno fatto a lungo e con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. La crisi è iniziata proprio ai loro tempi e gli italiani li hanno bocciati senza appello. Per cui la Le Pen rimettesse in fresco le sue bottiglie di Champagne per brindare alla vittoria de mon cammarade Salvini.

Del resto con il sei o sette per cento di voti, dove crede di andare l’altro Matteo? In sostanza, da qui alla fine del nuovo anno avremo un sistema quadripolare: l’estrema destra populista  di Salvini e della Meloni, una destra moderata e liberista composta da Renzi, Alfano Verdini con dietro le quinte Silvio Berlusconi, i cinque stelle e una sinistra che, seriamente unita dai Bersaniani a Ferrero, ha davvero la grande occasione di tornare a contare. Dipende solo da lei e dall’intelligenza dei suoi protagonisti.

Infine la grande finanza. Attenzione, inutile farsi illusioni: come già detto non si arrenderà facilmente. Anzi. La vera sconfitta di questo referendum continuerà a manovrare fili, a ricattare cinicamente, a leccarsi i baffi per mettere le mani sulle privatizzazioni. Proverà a terrorizzare con lo spread, il crollo delle borse, a punire con criminali rating negativi il nostro paese. Insomma,  i soliti mezzucci di un gigante ferito a morte. Apparentemente dovrebbero essere problemi nostri. In realtà saranno problemi soprattutto loro. Passata la buriana, i mercati speculeranno su altre nazioni e noi torneremo ad occuparci del vero problema che ci travolgerà nei prossimi mesi, tenendoci molto, molto impegnati. La pace sociale. E’ evidente a tutti che questo referendum ha scoperto i nervi degli italiani.

L’Italia è dilaniata dai conflitti, da fazioni opposte che ormai si  parlano attraverso  l’insulto. Il clima che si è venuto a creare è insomma,  senza mezzi termini, da guerra civile. Non possiamo permettercelo. Come paese dobbiamo assolutamente trovare un modo per ritrovare l’armonia perduta da almeno 20 anni. Questo se abbiamo realmente voglia di tornare ad essere positivi ed ottimisti. Se,ovvio, interessa per davvero  risolvere i mille problemi che ci attanagliano dall’inizio del nuovo millennio: dalla sanità all’istruzione pubblica, dal lavoro alla corruzione, dalla mafia alla grande evasione fiscale. 

Queste sono le vere sfide. Tutto il resto, dalle montagne russe delle borse alla fine dell’era Renzi,  sono dettagli. Intanto, a conti fatti, ieri  abbiamo salvato la più bella costituzione al mondo e, credetemi,  non è  poco.  A Wall Street e alla city di Londra , per questo, stanno  già ingurgitando  vagonate di maalox. Ma vedrete che proveranno a gettare sul tavolo la carta Mario Draghi. Il governo tecnico. La loro ultima, disperata carta.




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